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Della “irrispettosa potatura” di uno dei sei pini di pregio storico – naturalistico presenti in piazza Aldo Moro, ci sarebbe molto da dire, rispetto all’imperizia di chi ha operato ed all’improvvisazione dell’amministrazione che lo ha permesso oltre che alle “ridicole” motivazioni che hanno portato a questa grottesca situazione.

Gli aspetti che più ci premono sono: la mancanza di una cultura e di una sensibilità ambientale e paesaggistica che tutti gli attori coinvolti in questa vicenda hanno dimostrato dai tecnici ai politici, figlia della mancanza di una “memoria storica” del verde cittadino, unitamente, al mancato rispetto di alcune delle direttive del “Regolamento del Verde Comunale” inerenti la potatura degli alberi considerati di pregio storico, in fiduciosa attesa di conoscere le “valide” motivazioni di tipo tecnico e/o fitosanitario contenute nella perizia tecnica effettuata sul povero pino.

Troppi episodi in questi mesi hanno evidenziato l’incapacità e l’impreparazione degli operatori delle municipalizzate o delle ditte incaricate, l’assenza di direttori tecnici preposti al controllo, ma cosa ancor più grave, è evidente il problema culturale che considera il verde pubblico, non un elemento distintivo del territorio, ma un soprammobile da montare e smontare a seconda delle esigenze (in questo caso di una supposta messa in sicurezza della zona). Ne è conferma la delibera comunale sulla riqualificazione dei Giardini di Piazza Giovene e Parco Tombino, che recita: "Risistemazione del verde in un'ottica di maggiore rifunzionalizzazione e ridotta manutenzione".

Sono sin troppe le dimostrazioni di scarsa sensibilità verso il patrimonio verde della città (la mancanza a tutt’oggi di un censimento degli alberi monumentali e di pregio storico – naturalistico del comune di Molfetta, nessuna presa di posizione per l’aggressione all’Ulivo di Antignano, la cattiva manutenzione del Pioppo monumentale di corso Fornari, la “messa in sicurezza” del Pino di Piazza Aldo Moro, la cattiva potatura delle tamerici del lungomare, la cessione a privati di aree verdi comunali) da parte di questa amministrazione da far pensare che esista un’incapacità nel considerare Molfetta come un luogo di storia e di identità di cui il nostro verde è testimonianza e non un grande appalto da commissionare a tecnici e ditte, spacciandolo per riqualificazione urbana.

Sarebbe opportuno che i responsabili tecnici e politici di questa “triste” vicenda siano individuati ed abbiano la forza di ammettere il loro errore e riparare, sempre che sia possibile. Soprattutto è urgente che questa amministrazione si doti di risorse tecniche competenti e si adoperi nella redazione di un “Piano del Verde” che integri il sopracitato “Regolamento del verde urbano ed extraurbano”, carente dal punto di vista della conoscenza del territorio e poco rispettato dagli enti preposti alla tutela ed al controllo. Tutto questo, ad oggi, non è più differibile.

 

Molfetta, 2 novembre 2018

 

per il circolo Legambiente di Molfetta “Giovanna Grillo”
il presidente

Marco Filippo Domenico Di Stefano