Molfetta, 22 ottobre 2012
La Provincia ‘buca’ l’Oasi Torre Calderina
Legambiente: il ridimensionamento dell’Oasi è illogico e dannoso.Chiediamo che Comune e Regione si oppongano a questa pessima scelta.
La Provincia di Bari guidata da Schittulli riesce a fare nel 2013 quello che il Sen. Azzollini propose senza successo nel 2007 alla giunta Divella: ridimensionare l’Oasi di protezione Torre Calderina, localizzata tra Molfetta e Bisceglie.
Nel 2007 Azzollini ne richiese – con la delibera di Giunta n. 60 del 9.3.2007 - la completa cancellazione e Divella, anche a seguito di una precisa e documentata richiesta di Legambiente, bocciò la proposta. Oggi Schittulli ci riprova e sceglie un modo più ‘soft’. Non la completa cancellazione ma il ridimensionamento di 50 ettari: una riduzione, questa, recentemente approvata dalla giunta e dal consiglio provinciale. Il ridimensionamento dell’Oasi nasce dall’esigenza di accontentare le insistenti richieste di un imprenditore che, a causa dell’Oasi, aveva già visto negato, in passato, il permesso all’ampliamento della sua attività (rottamazione di autoveicoli):
“Visto che la ditta Bellifemine Recycling s.r.l. ha ottenuto il diniego ad ampliare le attività aziendali dal preposto Ufficio Ambiente di questo Ente, causa l’emanazione del Piano Regionale di gestione dei rifiuti speciali che prevede il vincolo escludente per le aree indicate come ‘Oasi di protezione’ – è scritto nel testo della delibera di consiglio n. 16 del 20 settembre – […] il Consiglio Provinciale […] delibera di approvare la nuova perimetrazione dell’Oasi di protezione […]”.
Insomma, se un vincolo non piace a un privato cittadino, l’unica soluzione immaginata dalla Provincia è quella di far retrocedere il vincolo, in barba agli interessi collettivi.
“Il piano regionale di gestione dei rifiuti speciali parla chiaro: non è possibile realizzare nuovi impianti né ampliare impianti esistenti in aree agricole né tantomeno in un’oasi di protezione”, dichiara Giovanna Grillo, presidente del Circolo Legambiente di Molfetta. “La scelta di rimuovere vincoli esistenti per assecondare le richieste – già precedentemente respinte - di un imprenditore è davvero paradossale e rasenta la schizofrenia. La soluzione non è eludere le previsioni della pianificazione regionale, ma, come indicato dalla stessa Regione Puglia, è delocalizzare questa ed altre attività dello stesso genere in area industriale”.
Legambiente, pertanto, esprime preoccupazione e sconcerto per la scelta dell’ente provinciale, scelta che potrebbe rappresentare un nefasto precedente di merito e di metodo. Verrebbe da chiedersi, infatti, a cosa mai servano le strategie di pianificazione, se poi si persegue ogni espediente in vista dell’interesse particolare: la ‘logica’ dell’eccezione alla regola vanificherebbe, così, lo sforzo di orientare in modo razionale ed equo lo sviluppo del territorio.
Anche per questo è indispensabile che altri livelli istituzionali prendano formale posizione contro il provvedimento della Provincia: in particolare, è necessario che il Comune di Molfetta, secondo quanto già espresso dagli amministratori sugli organi di stampa, prosegua nell’azione di opposizione alla riduzione dell’Oasi; che la Regione, inoltre, nell’ambito del prossimo Piano Faunistico Regionale, respinga, com’è nei suoi poteri, questa proposta della Provincia.
Per quel che gli compete, il circolo Legambiente di Molfetta si opporrà con ogni mezzo a ulteriori interventi di impoverimento dell’Oasi, continuando a promuovere, in tutte le sedi opportune, altre forme di sviluppo di quell’area, la cui protezione nella sua interezza è funzionale non solo alla sua principale vocazione (quella di oasi avifaunistica), ma anche a preservare un esempio ancora parzialmente intatto di paesaggio (si pensi ai manufatti rurali, ma anche alla presenza sempre più preziosa degli orti costieri). “Sono oltre 10 anni che ci battiamo per la tutela dell’Oasi”, conclude Giovanna Grillo. “A partire dalla dura opposizione alla costruzione di un villaggio turistico, che avrebbe deturpato il paesaggio, abbiamo proposto un progetto di complessivo recupero dell’Oasi, progetto che è stato recentemente sposato anche da imprenditori illuminati, pronti a scommettere sul recupero paesaggistico e su uno sviluppo intelligente e duraturo dell’area”.