Quale futuro (reale) per il Porto di Molfetta?

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Due settimane fa, la Commissione esecutiva del Forum “Agenda XXI” della Città di Molfetta ha programmato un’iniziativa pubblica «allo scopo di sondare e monitorare, di concerto con l’Amministrazione Comunale, la voce, il parere e le proposte dei cittadini, singoli e associati, sulle sorti del fronte del Porto». Le riflessioni che seguono rispondono all’appello rivolto dalla stessa Commissione esecutiva ad associazioni e soggetti attivi, chiamati a produrre un breve «contributo d’idee» sul tema.

Salutiamo con favore, ma anche con qualche perplessità, il proposito manifestato dalla Commissione Esecutiva di “Agenda XXI” di «conoscere quali siano i desiderata della città in relazione al futuro del Porto». Questa meritevole intenzione, infatti, cozza contro alcuni aspetti e punti fermi che al momento vanificherebbero qualsiasi ‘desiderio’, pur intelligente e meritorio, che abbia per oggetto il destino del porto.
Di che aspetti parliamo?

  1. Il contesto giuridico-amministrativo e tecnico, oltre che giudiziario: se non si illumina ogni dettaglio di questo contesto, non si può discutere di nulla. Ci riferiamo, nello specifico, ad alcuni quesiti ancora tutti da chiarire (e da portare all’attenzione della pubblica cittadinanza): quanto dell’opera appaltata è stato realizzato, quanto resta da realizzare, quale condizionamento esercita il vecchio appalto (e i lavori previsti e realizzati) su eventuali modifiche al vigente progetto esecutivo, quali sono le possibile modifiche, come si giustificherebbero e quali sarebbero i costi di un’operazione di tal fatta.
  2. Il quadro economico del progetto: occorre sapere quanto si è speso, quanto si è impegnato e quanto si può spendere, sì da commisurare realisticamente ‘desideri’ e mezzi finanziari.
  3. Il contesto operativo all’interno del quale opererebbe il nuovo porto:questa questione è collegata, necessariamente, alla scelta della destinazione d’uso da concordare con l’Autorità portuale del Levante, cui Molfetta ha aderito (si badi che, nel Piano Operativo Triennale dell’Autorità del Levante 2014-2016, all’ampliamento del porto di Molfetta è dedicato, a p.35, un paragrafo relativo alle linee d’indirizzo, nel quale si precisa che, «per quanto attiene al completamento del porto nuovo…, interessato da provvedimenti dell’Autorità giudiziaria, sarà avviata una fase di valutazione, d’intesa con il Comune e la Regione, per l’individuazione delle migliori modalità per la prosecuzione dei lavori mediante l’utilizzazione dei finanziamenti già disponibili»). Ne consegue che non avrà nessun valore ogni altro ‘desiderio’ relativo al destino del porto molfettese, che necessariamente dovrà integrarsi nella visione di ‘area vasta’ programmata dall’Autorità del Levante.
  4. Uno studio analitico sulle possibilità economiche e sugli effetti ambientali del progetto:serve che si conoscano le prospettive dei trasporti e traffici marittimi, dei prodotti, delle modalità di trasporto, delle tipologie delle navi o di altre attività marittime nell’ambito del Mediterraneo; serve cioè uno studio serio e scientifico, che consenta di avere le idee più chiare su come attrezzare il nuovo porto. Serve, inoltre, chiarire, anche con approfondimenti cartografici: se il Porto Commerciale è inserito nell’area del Poseidoneto di Barletta come indicato dalla cartografia del Progetto Natura del Ministero dell’Ambiente (http://www.pcn.minambiente.it/viewer/index.php?project=natura); se sussiste la possibilità – quanto mai auspicabile – di non procedere a ulteriori scempi urbanistici in relazione all’espansione dei  cantieri e al conseguente riempimento dello specchio d’acqua antistante.
  5. I lavori di messa in sicurezza: con il blocco dell’appalto con forma di licitazione privata per la messa in sicurezza delle opere già eseguite, non sarebbe il caso di procedere a un bando di tipo europeo per l’assegnazione dei lavori di messa in sicurezza?


Se questi aspetti hanno un senso, che senso pratico ha allora l’iniziativa, pur lodevole, di Agenda XXI? Stupisce, tra l’altro, il fatto che si chieda ai cittadini tout court di dire cosa vogliano fare del porto («inteso come quell’area che comprende vecchio e nuovo porto, gli approdi dei pescherecci, velistici e turistici, le banchine Seminario e San Domenico, le aree mercatali e i cantieri navali»), dopo che l’Amministrazione ha celebrato recentemente un concorso di idee internazionale per la sistemazione del waterfront, escludendo dal novero delle aree da riqualificare proprio la zona portuale, ritenuta ‘un’invariante’, cioè un’area che non si può toccare neppure coi ‘desideri’.

 

Molfetta, 25 gennaio 2016

 

Per il Circolo Legambiente di Molfetta
Il Presidente
Marco Di Stefano