Il recente taglio del Pino d’Aleppo della stazione, uno dei pochi esemplari di valore storico – paesaggistico rimasti nella nostra città, è la degna conclusione di una storia fatta di ignoranza, pressappochismo e scarsa sensibilità.
A seguito della “potatura di risanamento”, effettuata il 26 ottobre 2018, è stata subito evidente la sofferenza dell’albero come i mesi successivi hanno confermato. Solo la pronta segnalazione di un cittadino, successiva l’intervento, ha portato l’Amministrazione ad incaricare un agronomo affinchè relazionasse sulle condizioni del Pino.
Appare chiaro a tutti come l’intervento di un tecnico qualificato debba essere preliminare rispetto ad un’ operazione così invasiva su un albero dall’elevato valore storico, ma così non è stato.
L’agronomo ha concluso che l’albero, dopo una fase temporanea di apparente declino vegetativo, avrebbe recuperato e migliorato le sue funzioni con lo svilupparsi di nuova vegetazione a seguito del taglio cesorio effettuato.
L’abbattimento dell’albero, avvenuta, martedì 18 febbraio, smentisce completamente questa previsione.
Riecheggiano invece, sinistramente, le parole conclusive della relazione che dicono testualmente: “Risulta evidente come la potatura di risanamento attuata, nonostante la sua rilevanza, rappresenta il miglior punto di incontro tra il mantenimento delle funzioni paesaggistiche del verde urbano e la salvaguardia della pubblica incolumità che ogni P.A. deve garantire ai propri cittadini”.
Quindi, il timore di un fantomatico cedimento del Pino è stato il vero motivo che ha portato ad un intervento improvvido da parte della ditta cui sono stati appaltati i lavori di riqualificazione di Piazza Moro e Corso Umberto, senza alcuna preventiva valutazione fatta da un tecnico qualificato per accertare l’effettiva condizione dell’albero e definire gli eventuali interventi necessari ad assicurare la sua stabilità. Tale intervento, evidentemente scorretto, ha portato alla morte e al successivo abbattimento dell’albero monumentale, arrecando un danno alla città.
Citando lo slogan della campagna di comunicazione ambientale che il comune sta promuovendo in questi mesi, se questa “Molfetta mi sta a cuore”, l’Amministrazione dovrebbe dedicarle maggior cura e averne rispetto. Ci auguriamo che il verde non sia considerato un elemento secondario della nostra cultura e speriamo che l’ingloriosa fine del Pino della stazione sia il capitolo finale del difficile rapporto tra questa Amministrazione e il nostro patrimonio arboreo e l’inizio di una maggiore consapevolezza della fragilità del territorio e della necessità di una cura continua e competente. Auspichiamo che venga immediatamente piantato un nuovo albero, al posto di quello tagliato nell’area verde oggi vuota, che possa svolgere in piena efficienza le medesime funzioni di quello abbattuto. Chiediamo anche, a questa Amministrazione, la redazione di un piano del verde pubblico e privato che preveda la corretta manutenzione delle specie arboree ed il coinvolgimento di tecnici e ditte qualificate.
Molfetta, 21 febbraio 2020
Il presidente del circolo Legambiente di Molfetta “Giovanna Grillo”
Marco Di Stefano