Apprendiamo con sconcerto e preoccupazione dell’atto intimidatorio perpetrato stanotte ai danni dell’abitazione di Matteo D’Ingeo, coordinatore del Liberatorio Politico. L’ordigno posizionato dietro la porta della sua casa rappresenta un gesto grave per la città, evidentemente, al centro di interessi criminali che sono stati toccati dall’azione costante e quotidiana del Liberatorio.


Il nostro circolo non può rimanere indifferente a questa intimidazione e porta la propria solidarietà al Liberatorio ed al suo coordinatore, spesso compagni di viaggio nelle maggiori vertenze ambientali e paesaggistiche che hanno interessato Molfetta.
Pensiamo che la città e tutte le classi dirigenti debbano cominciare ad interrogarsi su quali menti criminali ci siano dietro questa vile intimidazione e dietro quella di febbraio perpetrata ai danni dell’intero palazzo.
Sicuramente, è finito il tempo del silenzio per tutti e la politica locale dovrebbe portare quanto accaduto in consiglio comunale non solo per solidarietà, ma per ribadire che con questi “interessi criminali” non si può e non si deve mediare.
L’azione del Liberatorio non va lasciata sola, ma deve aprire una riflessione nella nostra comunità, da troppo tempo silente su molte vertenze che il movimento ha aperto in questi anni. Questa solitudine deve cessare perché rafforza l’azione intimidatoria oggi verso Matteo, domani (speriamo di no) verso chi si adopererà per far emergere quella parte oscura della nostra comunità, quegli interessi che non chiedono mediazione, ma pretendono di essere esauditi!

 

Molfetta, 16 giugno 2018

 

Il presidente del circolo Legambiente di Molfetta “Giovanna Grillo”
Marco Di Stefano